Alla 95ª Fiera Agricola Zootecnica Italiana di Montichiari (FAZI), al via oggi al Centro Fiera fino a domenica, con 460 espositori e allevatori, una superficie espositiva di 47mila metri quadrati e un ring nel quale per tre giorni competeranno le migliori bovine da latte d’Italia, va in scena la demolizione delle fake news che gravano sul comparto primario e sul sistema zootecnico in particolare.
Indovinare come sarà il futuro della zootecnia può forse essere complesso (la direzione ormai tracciata è quella della sostenibilità), ma quello che appare oggi urgente è fermare le false notizie che demonizzano l’agricoltura e penalizzano un settore strategico in Italia e nel mondo, che resta l’unico fornitore di cibo sul pianeta.
Stimolato dalle domande dell’agronomo Marzio Miolini, il giornalista e scrittore Andrea Bertaglio affronta nell’incontro organizzato alla FAZI dall’azienda Dox-al – realtà che produce alimenti, mangimi e integratori per gli animali – a una a una le tesi costruite ad hoc e contenute in larga parte nel volume “In difesa della carne” (Landau editore), recentemente tradotto in inglese.
L’animalismo da salotto, come lo definisce Bertaglio, rischia di mettere fuori fuoco i veri problemi da affrontare in tema di sostenibilità e di vessare un settore che sta facendo molto e negli anni ha mostrato risultati concreti, per ridurre il proprio impatto ambientale.
Vittima di “sviste” istituzionali, da quella della Iarc che nel 2015 denunciò il rischio di sviluppare patologie tumorali mangiando carne rossa (tesi poi ampiamente ritrattata), alla Fao che nel 2006 sostenne che agricoltura e allevamento inquinavano di più di tutto il settore mondiale dei trasporti (dichiarazioni anche in questo caso ampiamente ridimensionate), la carne e, più genericamente, la zootecnia e l’agricoltura, sono il bersaglio di sistematica disinformazione.
“Se analizziamo le emissioni in atmosfera – smentisce Bertaglio – l’impatto del settore agricolo si ferma al 14,5% su scala globale. Ancora più bassi i dati rilevati a livello italiano da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, dove l’agricoltura pesa per il 7,1% delle emissioni totali e per il 5% se si considera la sola zootecnia”.
Altra fake news smontata: lo spreco idrico. “Spesso viene indicato un consumo di acqua esagerato, nell’ordine dei 15mila litri, per produrre un chilogrammo di carne – ammonisce Bertaglio – ma chi lancia l’allarme dimentica che per il 94% si tratta di acqua piovana necessaria per la crescita dei foraggi e degli alimenti, senza dunque dispendio di acqua blu o grigia”.
Si mangia troppa carne? Assolutamente no. E la questione sarebbe, ancora una volta, legata al computo dei dati, che non terrebbero adeguatamente conto – almeno fino allo studio condotto dal professor Vincenzo Russo dell’Università di Bologna e pubblicato da Franco Angeli – del “Consumo reale di carne e di pesce in Italia”. E i numeri riportati dal giornalista Bertaglio alla platea della FAZI sono decisamente inferiori. “Quando si parla di consumo reale non si tiene conto della carcassa, delle ossa, delle pelli, dei prodotti animali che vengono impiegati per usi e destinazioni che non sono alimentari – rivela –. Ed è così che si scende a un consumo di 37,5 chilogrammi pro capite all’anno. Volumi che sono ampiamente sostenibili e, anzi, raccomandati per la salute umana”.
Altra accusa: l’abuso di antibiotici. “Anche in questo caso il contesto è forzato e non adeguatamente analizzato – rende noto Bertaglio -. La spesa annua per i farmaci veterinari si aggira intorno ai 7-8 miliardi di euro all’anno in Italia, con un peso molto rilevante sull’area pet (gli animali domestici) rispetto agli animali da reddito. Ma il peso più significativo è dato dal mercato degli antibiotici destinato agli umani, che è stimato fra i 700 e gli 800 miliardi di euro. Ma, ancora una volta, c’è chi punta il dito contro gli allevatori, senza conoscere i numeri e senza conoscere lo scrupolo con cui vengono utilizzati in zootecnia, anche sul piano della prescrizione veterinaria”.
La soluzione? “Comunicare di più e meglio, facendo arrivare messaggi reali sulla zootecnia, insidiata ora anche dalla carne sintetica, che solo in Europa ha investito 25 miliardi di euro in campagne di comunicazione”.