Potrà essere il sorgo una delle alternative al mais? La domanda serpeggia fra gli allevatori in visita alla 94ª edizione della Fiera Agricola Zootecnica Italiana (FAZI), in corso a Montichiari fino a domani. In attesa che ogni allevatore individui la risposta più idonea alla propria stalla, il messaggio che emerge dalla FAZI è quello di diversificare le produzioni, così da ridurre i rischi di perdita in campo per effetti dei cambiamenti climatici.
Le temperature al di sopra delle medie stagionali e la siccità, che hanno colpito nei mesi scorsi non solo l’Italia, ma buona parte dell’Europa e del Nord America, sono e forse saranno nei prossimi anni il nemico da battere sul campo. Con qualche strategia.
A rilanciare una coltura che può sostituire, almeno in parte, la coltivazione di mais, molto più energivora, potrebbe essere appunto il sorgo, che fra i vantaggi “presenta una migliore resistenza alle elevate temperature e ai cambiamenti climatici, richiedendo anche un minore apporto idrico. Il sorgo è noto anche come ‘Sudan grass’, perché proviene dall’Africa ed è una coltura rustica”. Parole del professor Giulio Cozzi dell’Università di Padova, docente di Qualità dei prodotti animali e di Tecniche di allevamento dei bovini.
“Gli allevatori dovrebbero andare oltre gli obiettivi di sostenibilità e di riduzione delle emissioni, partendo dalle scelte colturali in campo, ormai sempre più orientate da elementi esterni: il global warming, il livello di input agronomici necessari, dal consumo di carburanti all’ uso di fertilizzanti inorganici, ma anche fattori esterni, come la guerra in Ucraina – elenca il prof. Cozzi. Ecco che il mais, una sorta di Formula Uno delle colture, potrebbe almeno in parte essere sostituito da soluzioni più versatili come, appunto, panìco o sorgo.
Tra i vantaggi del sorgo, il fatto che “si può seminare tardivamente, quindi dopo il raccolto di un cereale autunno vernino e, in caso di scarsa disponibilità di acqua, è altrettanto performante – assicura il prof. Cozzi -. È indubbiamente una buona fibra, appetibile in quanto zuccherino e digeribile e, per quanto non raggiunga le percentuali di amido del mais, vi sono varietà bianche a basso contenuto di tannino che possono essere utilizzate. Attenzione, però, che quando la pianta è giovane sviluppa una tossina che può essere letale per le bovine”.
L’Italia ha un tasso di autoapprovvigionamento di sorgo più elevato rispetto a quello del mais, l’82,1% contro il 55% (anno 2021, fonte: Teseo.Clal.it) e ne produce circa 185.000 tonnellate, con l’Emilia-Romagna che, da sola, rappresenta il 58% dei volumi nazionali, seguita da Veneto (13%) e Lombardia (9 per cento).
“È necessario che gli allevatori impostino il piano colturale non in funzione della campagna, ma della stalla e del fabbisogno degli alimenti per gli animali – conclude il prof. Cozzi -. Il secondo passaggio, però, dovrà concentrarsi sulla verifica dei nutritivi, della disponibilità idrica, sui sistemi di difesa delle infestanti. E altrettanto scrupolo dovrà essere posto nella conservazione degli alimenti per la razione, verificando la struttura delle trincee per evitare delle fermentazioni e attenendosi a un controllo qualità particolarmente stretto, compresi i biomarker di salute ruminale e l’analisi delle feci, per verificare che non vengano dispersi dei nutrienti essenziali”.