Taglio delle code dei suinetti: alla FAZI 2019 allevatori a confronto su problemi e prospettive
Se tutti i cambiamenti, inevitabilmente, si portano dietro diffidenza e timori, quello che sta investendo il settore suinicolo non fa eccezione.
Parliamo di benessere animale. Ma soprattutto parliamo della direttiva europea – la 2008/120/CE – la quale, tra gli altri provvedimenti previsti, stabilisce che il taglio della coda dei suinetti non debba più costituire una pratica routinaria così com’è avvenuto fino a oggi, adottata per impedire l’insorgenza di comportamenti aggressivi tra suini presenti nello stesso box. Recependo la direttiva in questione, il ministero della Salute ha elaborato un Piano d’azione nazionale contenente una serie di misure finalizzate a prevenire il ricorso al taglio delle code partendo soprattutto da una congrua disponibilità di materiale di arricchimento ambientale, in particolare corda e paglia, insieme a migliori condizioni strutturali e di pulizia, comfort termico e qualità dell’aria e altro ancora. Qualcuno l’ha definito un cambiamento epocale, sul quale gli allevatori hanno ingaggiato un confronto serrato tra chi vede positivamente la decisione di Bruxelles e chi invece la ritiene inutile prima ancora che inattuabile.
In occasione della prossima edizione della Fiera Agricola Zootecnica Italiana che si terrà a Montichiari (BS) dal 1 al 3 febbraio 2019, è previsto un incontro tra allevatori ed esperti del settore per tentare di fare chiarezza su un tema tanto spinoso. L’appuntamento è fissato per il 1 febbraio a partire dalle ore 10 presso la Sala Scalvini (primo piano, ingresso principale).
“Più che di un cambiamento epocale – afferma Annalisa Scollo, medico veterinario libero professionista – parlerei di un nuovo e diverso approccio che l’allevatore è chiamato ad assumere nella gestione della sua porcilaia. Non si possono negare le difficoltà che questo comporta, ma gli strumenti messi in campo dalle varie Istituzioni scientifiche coinvolte, la competenza dei professionisti che lavorano a stretto contatto con gli allevatori, a cui va riconosciuta un’indubbia professionalità, credo possano rappresentare un valido e insostituibile contributo per affrontare una questione comunque problematica”.
Specializzata nel settore suinicolo, Annalisa Scollo figura nell’elenco dei partecipanti all’incontro del 1 febbraio prossimo a Montichiari, dove porterà i risultati ottenuti in alcuni allevamenti in cui, da circa 3 anni, è stata avviata la conversione produttiva che non prevede il taglio delle code dei suinetti.
“L’inizio, per ognuno di questi allevamenti – spiega – è stato traumatico e anche l’aspetto economico ne ha risentito. Poi si è riusciti a gestire il problema e a trovare un equilibrio che oggi sta producendo buoni risultati. Il diverso approccio di cui parlavo prima consiste in particolare in un nuovo e differente modo di guardare, è proprio il caso di dire, l’animale. Quindi non si tratta solo di fornire materiali manipolabili come corda e paglia per limitare episodi di aggressività tra suini, ma soprattutto di guardare e interpretare il comportamento dell’animale proprio attraverso i movimenti della coda, cosa che peraltro avviene in molte altre specie animali. È un processo che richiede tempo perché con l’osservazione attenta si può individuare il soggetto morsicatore da cui partire per intervenire con le strategie consentite. È evidente che un maggiore impegno di tempo può inizialmente causare una perdita economica, ma il rovescio della medaglia è l’arricchimento professionale dell’allevatore e, nel medio-lungo periodo, un miglioramento produttivo che è anche economico”.
La direttiva europea coinvolge tutti i Paesi della Ue e a oggi sappiamo che solo la Finlandia e la Svezia hanno eliminato dai loro allevamenti il taglio delle code dei suinetti come pratica routinaria. Questo vuol dire che bene o male tutti gli altri Paesi sono sulla stessa barca. “In effetti è così – conclude Annalisa Scollo – forse però, avendo iniziato qualche anno prima di noi con le prime esperienze, in diversi Stati le cose vanno un po’ meglio. O forse, altrove, sulla questione esiste una minore diffidenza”.