È allarme per le produzioni di mais: cala in Ue, ma aumentano import e consumi. Milletti (Ismea) alla FAZI: fare aggregazione di filiera
Una produzione comunitaria di mais di 60,4 milioni di tonnellate (-2,7%), con importazioni per 21 milioni di tonnellate (in crescita del 14,1%) e un export di appena 1,5 milioni di tonnellate (-14,2 per cento).
Sono questi – secondo le previsioni del Dipartimento di agricoltura degli Stati Uniti (Usda) pubblicate sul sito Teseo by Clal – i numeri del mais in Ue-28 per l’annata 2018-2019. Uno scenario, rilanciato dalle elaborazioni della 91ª Fiera Agricola Zootecnia Italiana in occasione del primo giorno di manifestazione al Centro Fiera di Montichiari (in corso fino a domenica), che spinge a riflettere sul futuro della coltivazione.
Si produce meno mais in Europa e se ne importa di più. Tuttavia, aumentano i consumi: 83 milioni di tonnellate, +8,5% rispetto all’anno precedente.
Produzioni mondiali in aumento. La produzione comunitaria rappresenta appena il 5,5% della produzione maidicola mondiale (1,099 miliardi di tonnellate), in aumento secondo il Dipartimento americano del 2,2% rispetto all’annata 2017-2018.
Gli Stati uniti sono il maggior produttore mondiale con 371,5 milioni di tonnellate (il 33,8% del totale globale), seguiti dalla Cina (256 milioni) e dal Brasile 94,5 milioni di tonnellate).
Crollo per l’Italia. Nel 2018 l’Italia ha prodotto 6,3 milioni di tonnellate, quasi il 10% della produzione comunitaria. Solamente nel 2008 la produzione di mais era di 9,8 milioni di tonnellate, il 39,1% in più. “Abbiamo un fabbisogno di mais che è soddisfatto per poco più del 50% e tale situazione si è venuta a creare negli anni per i problemi di micotossine e per un prezzo di mercato che non è soddisfacente e che è quasi sempre a cavallo dei costi di produzione”, precisa Fausto Nodari, presidente della sezione economica Cerealicoltura di Confagricoltura Brescia, che questa mattina ha fatto il punto sul mais per la zootecnia in un convegno promosso in collaborazione con Ismea – Crea alla 91ª FAZI di Montichiari.
Quali soluzioni per il futuro? Di mais per la zootecnia si è parlato questa mattina alla Fazi di Montichiari, al convegno promosso da Confagricoltura Brescia in collaborazione con Ismea – Crea.
“Le produzioni di mais diminuiscono, le superfici diminuiscono, ma c’è un processo di concentrazione e le rese aumentano; i mangimi semplici rimangono costanti, ma le imprese diminuiscono. Siamo quindi di fronte a un processo che si sta avvicinando a una nuova realtà – ha detto Roberto Milletti, responsabile dell’Unità di analisi e informazione di Ismea -. Il futuro per il mais come per tutte le commodity è quello di una maggiore aggregazione di filiera. E la filiera italiana deve essere protetta fin dalle produzioni agricole di base”.
“Stiamo lavorando a un Piano maidicolo nazionale e a un contratto quadro di filiera, che ci vede parte attiva per un obiettivo comune: tutelare l’eccellenza delle nostre grandi Dop, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano, dal Prosciutto di Parma al San Daniele – ha annunciato Nodari”. Partendo, appunto, dalla qualità delle materie prime destinate agli animali.